da "Airone" di aprile 2002

ACQUA: il nuovo petrolio

estratto

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L'acqua dolce sul Pianeta ammonta a 575.000 chilometri cubi, solo il 2,5 per cento del totale. Di questi, appena 40.000 sono realmente disponibili per le necessità umane, ma tale cifra potrebbe in concreto assottigliarsi. Per esempio, in seguito ai mutamenti climatici, all'incremento dell'effetto serra, alla crescita della popolazione, al taglio dei boschi. "L'aumento della temperatura globale accertato nell'ultimo secolo (+1,5 °C) ha determinato un aumento dei fenomeni meteorologici estremi, uragani e piogge violente, che si verificano a intervalli sempre più brevi. In molte zone cioè piove di più, ma questo, invece che far crescere le risorse idriche, può significare siccità", sottolinea Valerio Agnesi, geomorfologo dell'Università di Palermo. "L'espansione delle metropoli e delle periferie ha comportato che enormi superfici siano state asfaltate e cementificate. Grandi quantità d'acqua si abbattono su una scarsissima vegetazione, erodono il suolo che diventa più impermeabile e non vengono assorbite. Anzi, scorrono via rapidamente. Questo causa non solo un rallentamento nei tempi di 'ricarica' delle falde, ma anche un'alterazione del tasso di evaporazione. Il ciclo naturale si allunga".

La sindrome del rubinetto asciutto affligge una buona metà del Pianeta. I 50 litri al giorno indispensabili a ogni uomo per bere, cucinare, lavarsi, per un sesto dell'umanità restano una chimera. Accade anche dove la natura è più generosa, cioè nelle fasce più umide dell'Asia e dell'Africa, dove l'inquinamento rende inutilizzabile l'acqua piovana e non vi sono tecnologie per depurarla. E perfino nel mondo ricco e progredito, dove l'acqua ha i suoi padroni (leggi chi sono I NUOVI "PETROLIERI") e le regole per usarla le detta il dio denaro.

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Antonella Colicchia