Il Contratto Mondiale sull’Acqua risponde alla
circolare governativa del Ministro Marzano:
“Una campagna per bere acqua di rubinetto nei locali pubblici”
“Invitiamo gli
enti locali, gli esercenti, le associazioni ambientaliste e dei
consumatori a mobilitarsi e ad aderire alla campagna”
Milano, 11 aprile 2005 - Il Comitato italiano per il contratto mondiale sull’acqua in riferimento alla recente circolare del
Ministro Marzano che introduce il divieto, nei locali
pubblici, di vendita di bicchieri di acqua, obbligando a vendere acqua solo in bottigliette monodose,
sigillate, esprime il proprio disappunto
per questo provvedimento nocivo per l’ambiente e per le tasche dei singoli cittadini.
“Siamo contrari a
questo decreto che rafforza il
processo della “Coca-colizzazione”
dei consumi di acqua in bottiglia in Italia” dichiara Rosario Lembo- Segretario Generale
del Comitato italiano “rafforza la
cultura che si debba bere solo acqua in bottiglia relegando il consumo dell’acqua di rubinetto, che arriva nelle nostre case e nei servizi
pubblici, solo per usi non potabili”.
L’Italia, nonostante
l’abbondanza di acqua di sorgente e di falda di
buona qualità, si caratterizza già ora in Europa come il paese a più alto
consumo pro-capite di acqua minerale (182 lt/anno a
persona). La decisione di non
consentire nei bar e nei locali pubblici
la vendita di acqua minerale in bicchieri, costituisce
un provvedimento che contribuisce a ridurre la
fiducia rispetto all’acqua di
rubinetto fornita dagli acquedotti.
“Il Comitato italiano per il Contratto mondiale
sull’acqua, impegnato in Italia da ormai
cinque anni a promuovere una nuova politica dell’acqua come bene comune e come diritto umano”
- dichiara Emilio Molinari, Vicepresidente del Comitato italiano - “auspica quindi che le associazioni
ambientaliste ed quelle a tutela dei consumatori, prendano
posizione contro questo provvedimento”.
Il Comitato italiano per il Contratto Mondiale
sull’acqua invita gli Enti Locali che gestiscono gli
acquedotti ad insorgere contro questo tentativo di sfiduciare l’acqua di
rubinetto e lancia la proposta ai Sindaci e alla Federazione dei
pubblici esercenti- che ha già espresso la sua
contrarietà al provvedimento- per
lanciare di concerto una campagna
nazionale di promozione del
consumo dell’acqua del rubinetto apponendo in ogni bar e esercizio pubblico
il cartello: “Questo locale aderisce alla proposta del Comitato italiano
Contratto Mondiale sull’Acqua e
serve acqua di rubinetto in bicchieri”.
Le presunte motivazioni
alla base del provvedimento ministeriale sono: la tutela della salute e dell’igiene dei consumatori, la garanzia sul piano delle responsabilità. Le
giustificazioni fornite dalla Federazione
italiana dei grossisti e distributori di bevande (Italgrob) sembrano infatti rafforzare il pregiudizio già oggi diffuso e
sostenuto dalla martellante pubblicità delle imprese multinazionali che
controllano e gestiscono in Italia il business delle acque
minerali: che solo l’acqua in
bottiglia è salubre, non è inquinata e
si conserva pura come alla sorgente. Si
dimentica però che speso le sorgenti
delle acque minerali vengono da un ecosistema che è già inquinato, e che
l’acqua di rubinetto, per legge, deve essere garantita sul piano della potabilità e della purezza sotto la responsabilità penale
dei sindaci, delle ASL e delle Agenzie
regionali di controllo (Arpa).
Il provvedimento più che alla
tutela della salute pare quindi essere finalizzato ad incrementare il consumo delle acque minerali a vantaggio di due sole categorie: le aziende
che imbottigliano e distribuiscono le acque minerali e gassate in Italia, e le
imprese che gestiscono gli inceneritori
di rifiuti. Le aziende
che imbottigliano le acque minerali vedranno accrescere infatti i loro profitti sulla distribuzione dell’acqua in bottiglia - che vanno già dal
200 al 800 per cento rispetto al costo
medio al litro (circa 0,001cents di Euro alla fonte). I vantaggi per queste due
categorie di imprese ricadranno di fatto solo sui consumatori che pagheranno cara la
bottiglietta di acqua monodose al bar e poi si vedranno aumentare, come
cittadini, dagli enti locali le tariffe
delle tasse di smaltimento delle bottiglie di plastica .
Per
effetto dell’introduzione delle bottigliette mono-uso da 125 o 250 cl. al posto
dell’acqua in bicchiere, si raddoppierà
il volume della plastica da smaltire che già oggi è pari a oltre 5
miliardi di bottigliette, di cui 1
miliardo va a finire in discarica, mentre i restanti 4 vano negli inceneritori a tutto “beneficio”
dell’aria che respiriamo.
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sull'Acqua
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