da gevam 06 febbraio 2003
CHE ACQUA BEVIAMO?
Il CNR pubblica il nuovo atlante del rischio idrico, rilevando delle sorprese, forme sottovalutate di inquinamento idrico.
Fonte: E-gazette mailto:segreteria.redazione@e-gazette.it
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Roma, 27 gennaio -
Sono a rischio quattro bicchieri d'acqua su cinque. L'85% dell'acqua che esce
dai nostri rubinetti passa infatti sotto fonti potenzialmente inquinanti. E'
questo l'allarme contenuto del nuovo Atlante delle carte di vulnerabilità delle
Regioni italiane, la prima mappa del rischio delle acque sotterranee realizzato
dal gruppo nazionale per la difesa delle catastrofi idrogeologiche del Consiglio
nazionale delle ricerche, con il contributo del dipartimento Protezione civile
del ministero degli Interni. Un lavoro durato 20 anni, necessari per elaborare
le 130 dettagliatissime cartografie che coprono quasi interamente il territorio
a rischio: 135 mila ettari sui 190 mila complessivi. E' una fotografia
impietosa quella inviata come monito a tutti gli enti che hanno competenza sul
territorio, a cominciare dalla regioni, per continuare con province, comunità
montane, consorzi di bonifica, Anas, Apat e Arpa. "Buona parte delle falde
sotterranee, per un totale dell'85% delle utenze italiane, è a rischio
inquinamento", conferma Massimo Civita, curatore dell'Atlante e ordinario
di idrogeologia applicata al politecnico di Torino, che lancia previsioni fosche
sul futuro. "Secondo i nostri dati la qualità delle acque è peggiorata e
potrebbe peggiorare ulteriormente: dobbiamo ancora scontare l'inquinamento
degli anni passati". A preoccupare maggiormente è la possibilità di
un'onda lunga inquinante nell'acqua quotidiana. "Non abbiamo ancora
scontato l'inquinamento prodotto a partire dagli anni '60, non possiamo
escludere, anche se speriamo accada il più tardi possibile, una crisi idrica
importante - continua l'esperto del Cnr - come è noto l'acqua sotterranea si muove
molto lentamente, nell'ordine delle centinaia di metri l'anno per arrivare alle
fonti di approvvigionamento". Mentre la vulnerabilità delle acque
sotterranee all'inquinamento superficiale potrebbe assumere le proporzioni di
vera emergenza per la protezione civile.
ECCO L'ELENCO DELLE ZONE PIU' COLPITE
Roma, 27 gennaio - Tra le moltissime zone ritenute dall'atlante del Cnr
"ad elevato rischio", riportate graficamente con colore giallo e
rosso, ci sono tutte le pianure industriali della Val Padana, il tratto
Firenze-Prato-Pistoia e la bassa pianura friulana. Moltissime anche le zone di
montagna, sia sul versante appenninico che alpino, da dove poi scaturisce
l'acqua prelevata a valle. Tra le zone più a rischio anche quelle montuose
intorno a Roma, valle dell'Aniene, zona del Reatino, da cui viene prelevata
l'acqua nella capitale. Escluse dalla mappa invece le pianure litorali di
alcune città del mezzogiorno, come Bari, Napoli, e non perchÈ non siano
compromesse, ma perchÈ l'acqua potabile viene trasportata da sorgenti di
montagna attraverso acquedotti. Impossibile, secondo il Cnr, indicare un unico
colpevole tra le migliaia di sorgenti inquinanti. Un elenco lunghissimo, che
vede in prima fila le 1.500 industrie pericolose censite ufficialmente,
petrolchimici e impianti di raffinazione del petrolio, su cui pesa l'incognita
dell'esplosione dei pozzi o sversamenti occulti sul modello Priolo. Un rischio
condiviso in tutto il territorio nazionale attraversato da oleodotti, mentre
non è da escludere, secondo l'esperto del Cnr, "la rottura dei sistemi di
blocco degli oleodotti in seguito a terremoti. Un episodio fortunatamente non
ancora accaduto in Italia". Punti inquinanti anche gli aeroporti
principali italiani, in prima linea Linate, Fiumicino e Malpensa ("tutti
interessati da sversamento occulto di carburante"). Pesantissimo, secondo
il Cnr, il contributo all'inquinamento delle falde sotterranee pagato dalla
mancanza di impianti di depurazione. Sotto accusa, insediamenti turistici
intensivi e impianti di depurazione, come pure insediamenti urbani,
baraccopoli, e persino campeggi estivi, che si trovano a ospitare un numero di
persone fino a 500 volte di più di quelle per cui sono concepiti". Tra le
mine vaganti, per gli stessi motivi, anche allevamenti di suini che, secondo
l'esperto, "in certe zone rasentano il milione e mezzo di capi".
Accanto alle sorgenti inquinanti più conosciute anche altre, meno note. Come
l'uso massiccio di sale sulle strade come antighiaccio. "Il sale - spiega
massimo Civita del Cnr - contiene metalli pesanti e perciò inquina".
L'inquinamento da sale sarebbe avvertibile in tutto il Piemonte e nell'alta
Lombardia e in Abruzzo, tra Filettino e L'Aquila. Altrettanto sottovalutato,
l'inquinamento dei cannoni sparaneve: "la neve artificiale, ottenuta con
acqua prelevata a valle, è spesso inquinata e una volta sparsa per le pendici
montane penetra in profondità". Ma non mancano sorprese positive: come
l'esistenza di falde intatte e a bassissimo rischio di inquinamento non ancora
sfruttate. Due i casi simbolo: nel Piemonte meridionale, dove l'acqua di una
sorgente appena scoperta alimenta una pescheria, e nella zona di Treviso,
sull'Altipiano dei Sette comuni, dove esistono falde abbondanti rilevate per
caso al satellite. Il quadro dettagliato rivolge un implicito monito agli
amministratori, ovvero "riflettere prima di concedere permessi di nuove
discariche e inceneritori - spiega l'esperto del Cnr - indirizzandoli in aree a
rischio minore rispetto a quelle a rischio più elevato, dove passa il patrimonio
idrico sotterraneo. Ma il problema è che non esiste ancora un censimento
completo delle falde idriche, bensì solo un piano regolatore degli acquedotti.
Così il problema nasce solo dall'emergenza, quando ci si rende conto che
l'acqua potabile non è una risorsa illimitata".
Relativamente agli argomenti di cui sopra, determinanti per la salute dei
cittadini, la redazione di e-gazette.it, sta raccogliendo valori analitici e
precisazioni d'ambito di particolare interesse, che presenterà all'attenzione
dei lettori, e delle autorità legislativo sanitarie, affinchÈ sia fatta piena
luce su di una materia, l'effettiva salubrità delle acque potabili e in
bottiglia, spesso controversa o non sempre correttamente trattata da
produttori, distributori e media.