da "Tempo Medico" del 2001

ENERGIE ALTERNATIVE

Serve un cambio di rotta energetica

Tra i vip che senza millantare credito possono vantare un curriculum da veterani dellíambiente, Dario Fo e Beppe Grillo sono i due pionieri. Il premio Nobel per la letteratura è in prima linea in alcune campagne ecologiste, come quella a favore dellíaria pulita e dei combustibili non inquinanti. Il comico genovese invece ha da poco conquistato il titolo di primo cittadino italiano ad aver installato nella propria abitazione un impianto fotovoltaico.

Ma, al di là della cronaca, è stata soprattutto líidea di Beppe Grillo ad assumere un significato particolare, avendo dato il la al Programma nazionale 10.000 tetti fotovoltaici. Figlio di una iniziativa dei ministeri dellíambiente e dellíindustria, il programma prefigura líinstallazione nel territorio italiano di 10.000 impianti in grado di sfruttare líenergia irraggiata dal Sole, fino a una potenza complessiva di 50 megawatt. Dopo líavallo istituzionale del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) e quello tecnico dellíENEA, al neonato progetto è stata per ora assegnata uníaspettativa di vita di cinque anni e piena coerenza con la volontà dellíUnione europea di promuovere la competitività dellíenergia solare. Si spera così di conseguire due risultati fondamentali: líuno di tipo economico, traducibile nel lancio definitivo di una delle più promettenti tecnologie per la generazione di energia pulita, sia sul piano dei costi produttivi sia su quello della ricaduta occupazionale; líaltro di tipo ambientale, dal momento che il progetto rientra nel pacchetto degli interventi necessari a raggiungere gli obiettivi del protocollo di Kyoto. Gli enti pubblici e i privati cittadini, che vorranno approfittare dellíopportunità offerta dal provvedimento, dovranno farlo secondo i termini previsti dal DM numero 99 del 22/12/2000, e potranno godere di un contributo pubblico pari a circa il 70-75 per cento delle spese di installazione dellíimpianto. Inoltre potranno avvalersi della possibilità di contabilizzare líenergia elettrica prodotta per conguagliarla con quella effettivamente consumata.

Con questa impresa líItalia tenta di riguadagnare un poí del terreno perduto in materia di nuove tecnologie energetiche. Anche perchÈ, soprattutto nel fotovoltaico, líiniziativa italiana è stata di fatto prigioniera di una incomprensibile situazione di stallo, quando paesi come la Germania e perfino la sorella Spagna ñ senza contare quelli extraeuropei come Giappone e Stati Uniti ñ hanno da tempo conquistato posizioni di mercato e di sperimentazione di tutto rispetto.

SOLE, VENTO E IDROGENO PULITO

Sviluppata negli anni cinquanta per le prime applicazioni satellitari e le telecomunicazioni, la tecnologia fotovoltaica ha mostrato in fretta tutta la sua versatilità, promettendo ottimi risultati anche nellíambito della produzione decentrata di energia elettrica. Il fotovoltaico si basa sulla possibilità di trasformare líenergia luminosa del Sole in corrente elettrica continua, grazie a semiconduttori al silicio opportunamente trattati, senza dover ricorrere a dispositivi intermedi. Il cambio di valuta energetica ha luogo nella cella fotovoltaica, di regola installata sui tetti degli edifici e collegata internamente alla rete elettrica. Oggi le celle solari sono per lo più sistemi da 2-5 kilowatt e sono entrate a piÈ pari nel settore della produzione di energia elettrica su piccola scala.

In parallelo al crescente successo dellíenergia solare, gli ultimi 20 anni hanno conosciuto anche uno straordinario sviluppo della tecnologia eolica, che sfrutta uníaltra importante fonte rinnovabile: il vento. Nella sua versione più moderna la tecnologia risale soltanto agli anni ottanta, ma alla fine del decennio successivo il tasso di crescita del mercato del vento toccava già livelli vertiginosi, paragonabili a quelli della telefonia cellulare. In questo caso l'esempio più tipico di impianto è dato dalla cosiddetta wind farm, fatta dallíinsieme di turbine che occupano un dato territorio e che sono allacciate alla medesima rete di distribuzione energetica. La turbina eolica è costituita da un rotore con un numero variabile di pale (di solito tre), orientate verso il vento per intercettarne líenergia. I modelli attualmente più diffusi sono quelli tra i 600 e i 1.000 kilowatt, mentre il mercato comincia a vedere i primi impianti da oltre due gigawatt. Vista la peculiarità della risorsa naturale sfruttata, la wind farm ha senso soltanto nel caso in cui vengano soddisfatti alcuni requisiti irrinunciabili: territorio accessibile e risorsa abbondante e sfruttabile economicamente. Dopo quelle statunitensi ed europee, anche in Italia le wind farm stanno prendendo piede, e dopo qualche buon esperimento realizzato in comprensori pianeggianti, ora iniziano a far la loro comparsa anche nei rilievi appenninici. Ma il futuro dellíeolico prevede anche impianti eolici off-shore, installati cioè sui fondali marini a pochi chilometri di distanza dai profili costieri.

Se fotovoltaico ed eolico rappresentano la punta di diamante delle nuove energie alternative, una lancia andrebbe spezzata anche a favore della cella a combustibile, candidata a vera tecnologia del domani. Il suo meccanismo è molto semplice: impiega un processo elettrochimico che combina idrogeno e ossigeno per produrre esclusivamente elettricità e acqua. Fino a poco tempo fa il dispositivo era utilizzato prevalentemente per le missioni spaziali, tuttavia la testardaggine di alcuni gruppi ne ha moltiplicato le potenzialità díuso nei campi più svariati. La cella a combustibile riunisce alcuni vantaggi che nessuníaltra soluzione energetica finora sperimentata ha saputo offrire in un colpo solo. Innanzitutto supera agilmente la barriera dellíinefficienza della combustione classica, il che raddoppia il rendimento rispetto ai sistemi convenzionali; inoltre non produce rumore, necessita di pochissima manutenzione e, se alimentata a idrogeno puro, come unica scoria genera vapore acqueo. Infine il sistema è fortemente miniaturizzabile, al punto che si pensa di poter sfruttare la cella a combustibile tanto per la produzione di energia elettrica su ampia scala quanto per necessità personali, come líautomobile e líelettronica portatile. La cella a combustibile standard viene fabbricata attraverso operazioni molto complesse e costose, si profilano però alcune tecnologie innovative che fanno ben sperare, soprattutto nel settore automobilistico. Eí cominciata così una rincorsa alla produzione in serie, con costruttori del calibro di Daimler-Chrysler, Honda e Toyota che hanno destinato parte dei loro investimenti alla progettazione di motori a idrogeno, con líobiettivo di lanciare entro pochi anni la macchina a emissioni zero, competitiva sia sul piano del costo sia su quello delle prestazioni. Parallelamente, la BMW ha sviluppato una macchina alimentata a idrogeno, e la sta presentando in un tour che tocca diverse città in tutto il mondo. Ma gli scenari futuri vanno ben oltre. Dal 1999, in Islanda, è in corso una iniziativa che segnerà la storia: un accordo sottoscritto da una joint venture da un milione di dollari che, con líappoggio del governo di ReykjavÌk, creerà il primo sistema economico nazionale interamente fondato sullíidrogeno. Va però sottolineato che líidrogeno non è una fonte energetica, ma un vettore di energia. Attualmente la maggior parte dellíidrogeno è prodotta a partire dal petrolio, in un processo che comporta líimmissione di gas serra nellíatmosfera. La vera rivoluzione si avrà soltanto se i governi mondiali decideranno di rivolgersi alle fonti rinnovabili non inquinanti per ottenere il gas. Alla presentazione della BMW a idrogeno che si è tenuta a Milano, il ministro dellíambiente Willer Bordon ha ribadito il suo impegno in questo senso: "Occorre investire sul cambiamento dellíattuale modello di sviluppo, che è basato sul fossile".

Al momento è ancora difficile sapere quanto ci vorrà per poter parlare dellíidrogeno in termini globali, ma vale la pena di aver fiducia in Bragi Arnason, lo scienziato chiave dellíiniziativa islandese: "Quando mi si chiede quanto rapidamente potrà accadere tutto ciò, io rispondo che per il momento siamo soltanto allíinizio di questa transizione. E aggiungo: probabilmente molte persone di oggi potranno vederne anche la fine, ma soltanto i loro figli si godranno il nuovo mondo".

CíE' LA POSSIBILITA', MANCA IL TEMPO

Segnali di un nuovo trend energetico arrivano da varie parti e non solo dal solare, dallíeolico e dallíidrogeno. Soluzioni alternative agli idrocarburi si sono consolidate in più direzioni, anche se, nellíottica di una politica energetica lungimirante, per ciascuna andrebbero valutati tutti i costi economici, ambientali e sociali. Basti pensare allíenergia idraulica, alle risorse geotermiche, alle maree e al moto ondoso, alle fonti di energia assimilate alle rinnovabili come la cogenerazione (intesa come produzione diretta di energia combinata a sistemi di recupero di calore) e i risparmi di energia dovuti a misure razionali di climatizzazione e di illuminazione. Un cenno particolare meritano poi le biomasse, materiali organici (esclusi i combustibili fossili) che ben si prestano alla combustione diretta o a processi di produzione energetica mediati da enzimi, funghi o batteri. I più in voga sono i residui di colture agricole, i residui forestali, le colture acquatiche, i rifiuti organici civili, gli scarti dellíindustria di trasformazione del legno, delle aziende zootecniche e delle imprese della distribuzione alimentare. Anche se si ritiene che il vero potenziale di tali risorse non sia ancora utilizzato in pieno, esistono già ottimi esempi del loro sfruttamento per scopi energetici. Allíavanguardia del settore si collocano i paesi del centro e del Nord Europa, che hanno installato grossi impianti di cogenerazione e teleriscaldamento alimentati proprio a biomasse. Da questo punto di vista, allíinterno del quadro europeo líItalia si pone di nuovo in una condizione di scarso sviluppo, nonostante líelevato potenziale di cui disporrebbe. A confronto, paesi vicini come la Francia hanno puntato molto sulla produzione di biocombustibili (biodiesel ed etanolo) e, passando dalle parole ai fatti, hanno perfino adottato politiche di completa defiscalizzazione. La stessa Gran Bretagna, meno interessata ai biocombustibili perchÈ considerati antieconomici, ha comunque investito sui sistemi di recupero dei biogas dalle discariche, sia per usi termici sia elettrici.

Lester Brown, presidente del Worldwatch Institute, il maggior osservatorio mondiale sui trend ambientali, sostiene: "Una delle sfide più importanti del nuovo secolo è la stabilizzazione del clima, che richiederà una drastica conversione dei sistemi energetici su scala globale".

Ci si trova dunque alle soglie di una transizione energetica che non può più arrestarsi. Diversamente dagli anni settanta, quando il timore che si stesse per dare fondo alle scorte di petrolio diede impulso alla ricerca sulle cosiddette rinnovabili, ora si sa che esistono mille e una ragione per cambiare marcia nei sistemi energetici. Lo stravolgimento del clima, con tutti i rischi che si porta dietro, è la prima. La questione vera quindi andrebbe posta in termini molto diversi da 30 anni fa: basterà al clima il tempo necessario affinchÈ le politiche e gli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili vengano armonizzati a livello internazionale? Líinterrogativo non è da poco. I paesi che sostengono il modello dominante di globalizzazione filosofeggiano sullíabbattimento di ogni confine se si tratta di conquistare nuove piazze di vendita, salvo poi ritornare sui loro passi se cíè da rinunciare a qualcosa per un vantaggio davvero globale. Díaltro canto i paesi in via di sviluppo fanno affidamento sulle fonti fossili; la Cina, per esempio, ottiene il 60 per cento dellíenergia dal carbone. E dopo il nulla di fatto dellíultimo G8 di Trieste e le poco rassicuranti dichiarazioni del neo presidente Bush, con le quali è stata data una versione esattamente rovesciata di quelli che avrebbero dovuto essere i nuovi propositi statunitensi in materia di emissioni, sembra di essere tornati indietro di qualche anno, se non di qualche decennio. Dietro líangolo si nascondono ottime speranze ma nessuna illusione: le sorti energetiche del pianeta sono per buona parte ancora nelle mani degli storici egoismi nazionali.

Carlo Modonesi