Il Consiglio Regionale ha
votato l’ammissibilità dei quesiti referendari proposti da 132 Comuni
Lombardia: approvato il Referendum regionale sull’acqua
“Si tratta ora di modificare la legge regionale, impedendo ogni possibilità di privatizzazione dei servizi idrici”
MILANO - Il
Consiglio Regionale della Lombardia ha oggi, 5 febbraio,
finalmente votato, dopo 4 rinvii, l'ammissibilità del
Referendum per l’abrogazione della legge regionale sull'acqua, la n.
18/2006. Il Referendum è stato ammesso con 34 voti a favore - molti
più dei Consiglieri Regionali di minoranza - 25 astensioni e nessun
contrario. Come si ricorderà, il Referendum è stato richiesto da 132 Comuni
della Lombardia e sostenuto dal Contratto Mondiale sull’Acqua, dai vari
Comitati lombardi e dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
E' una vittoria dei cittadini, dei
Movimenti, dei Comuni che hanno caparbiamente lavorato insieme in questi
mesi per difendere il diritto all'acqua pubblica e che martedì
scorso avevano manifestato davanti al Pirellone (vedasi foto http://www.circoloambiente.org/acqua/presidio20080129.html).
E’ una vittoria della democrazia
dal basso, in cui cittadini e Comuni hanno potuto esprimere il loro dissenso ad
una legge che obbliga a privatizzare l’acqua, bene vitale per eccellenza.
Ma l’impegno contro la
privatizzazione dell’acqua in Lombardia non è finito qui: in Commissione
Ambiente è infatti approdato il Progetto di Legge presentato dalla Giunta
Regionale che intende cambiare solo alcuni punti della attuale legge regionale,
senza accogliere le proposte referendarie. Nel PdL l’unica “apertura” è la
possibilità di affidare l’erogazione alla stessa società patrimoniale “in
house” per un massimo di 7 anni; dopo tale periodo si dovrà passare alla gara.
Se da una parte si tratta di un arretramento della Giunta, dall’altra il PdL
non recepisce le indicazioni referendarie sui punti politici di fondo
riguardanti i modelli gestionali e la natura pubblica dei servizi idrici. Solo la modifica di tutti gli articoli che
il Referendum vorrebbe abrogare, potrebbe rendere non più necessario il suo
svolgimento e questa verifica sarà al centro del Tavolo di confronto che si è
aperto con la Regione.
Auspichiamo che i 132 Comuni
referendari tengano ferma la richiesta
al Consiglio Regionale di cambiare la legge regionale, affinché la proprietà,
la gestione e l’erogazione dei servizi idrici restino in mani totalmente
pubbliche.
I quesiti referendari e le
richieste dei sindaci lombardi si inseriscono infatti nella direzione auspicata
dai 57.000 cittadini lombardi e dai 400.000 italiani che hanno sostenuto la
legge di iniziativa popolare nazionale (www.acquabenecomune.org), depositata
in Parlamento, e che ora chiedono di:
-
far rispettare la moratoria votata dal Parlamento, che
sospende fino a dicembre 2008 ogni nuovo affidamento a società di capitali;
-
consentire l’affidamento del servizio idrico ad enti di
diritto pubblico (di proprietà dei Comuni), gli unici che non rispondono a
logiche di mercato.
Solo in questo modo potremo avere
la certezza che anche in Lombardia l’acqua resterà in mani totalmente
pubbliche. L’acqua è un bene essenziale che non può essere gestito pensando al
mercato.
Merone, 5 febbraio 2008