LECCO – Il 23 aprile si riunisce l’assemblea dei Sindaci riuniti nell’Autorità dell’Ambito
Territoriale Ottimale della Provincia di Lecco (A.ATO). All’ordine
del giorno la presentazione del Piano d’Ambito e del percorso
di costituzione dei soggetti giuridici per la gestione del servizio idrico
integrato.
Le premesse non sono
delle migliori, se è vero quanto hanno affermato nei giorni scorsi i presidenti
delle società Acel, Ciab, Ecosystem e Rio Torto a proposito del “loro”
progetto di fusione.
I quattro presidenti
hanno infatti scritto:
“Il progetto sviluppato in termini
propositivi da Ciab, Ecosystem, Rio Torto e Acel prevede una fusione societaria
per rendere disponibile … quanto la normativa prescrive e cioè:
.
la società Patrimoniale, partecipata direttamente dai comuni e titolare
delle strutture;
. l’azienda idonea ad assumere,
con procedura di evidenza pubblica, il servizio per l’erogazione
all’utenza del ciclo idrico integrato.”
Proprio su
quest’ultima frase occorre soffermarsi: procedura di evidenza pubblica significa privatizzazione. Come possono credere i
“nostri” presidenti (spalleggiati dai Sindaci che li hanno nominati?) che
l’aggregazione delle “loro” aziende pubbliche possa competere coi colossi
multinazionali in una gara a livello europeo? Ricordo che stiamo parlando di un
servizio che vale centinaia di milioni di euro!
Quella dei “nostri” presidenti
è una falsa illusione: se il servizio di erogazione verrà messo a gara, a
vincere saranno proprio le multinazionali private che già hanno preso possesso
degli acquedotti della Toscana e di parte dell’Umbria e del Lazio.
Il nodo è
rappresentato dalla legge regionale lombarda sui servizi pubblici,
l’unica legge al mondo che obbliga a privatizzare gli acquedotti. Si tratta di
una legge palesemente incostituzionale, tant’è che su di essa pende un ricorso
presentato dal Governo Prodi di fronte alla Corte Costituzionale.
La richiesta è quindi
semplice: nell’assemblea del 23 aprile, i Sindaci e la Provincia di Lecco
dovranno smentire i “nostri” presidenti e “disobbedire” alla legge regionale
incostituzionale: dovranno affermare che non vi sarà la separazione tra
gestione ed erogazione e che entrambi i servizi saranno affidati
direttamente ad un’unica società pubblica “in house”, senza passare dalla gara.
Non si tratta di
statalismo, stiamo dicendo di ripetere la stessa operazione avviata per Silea.
Si tratta inoltre di attenersi a quanto già votato dal Consiglio Provinciale
di Lecco e dai Consigli Comunali di Calco e Civate, che hanno approvato la
proposta presentata dal “Comitato Lecchese per l’Acqua Pubblica”, per
l’affidamento diretto “in house”.
L’acqua non può essere messa a
gara, ma deve essere gestita come bene comune e come servizio di pubblica
utilità, nell’interesse di tutti i cittadini e non del mercato.
Roberto
Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”
consigliere
nazionale del Contratto Mondiale sull’Acqua
Merone, 20 aprile 2007