da “La Piazza” del 10 luglio 2005

 

Cementeria o inceneritore?

 

A Merone non esiste più un cementificio, ma un inceneritore camuffato da cementificio.  Come non esiste più la Holcim Cementi S.p.A. essendo stata incorporata dalla Holcim (Italia).  Solo un cambio di nome, ma la proprietà resta la stessa. Un cambio, sembrerebbe, reso necessario dall’evoluzione dell’azienda, divenuta di fatto un “co-inceneritore”, o meglio un “termovalorizzatore”,  cioè un impianto destinato al “recupero energetico di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi”. Una terminologia tecnico-burocratica, usata dalla Giunta Regionale della Lombardia per dare il placet definitivo alla ex Cementeria a bruciare rifiuti. La delibera della Regione a cui ci si riferisce è la  N. 5476 del 14 aprile scorso e richiama una precedente, la N. 3008 del 29 dicembre 2000.

L’approvazione definitiva al “recupero energetico” è stata data dopo aver acquisito i pareri favorevoli della Provincia di Como, dell’Arpa (Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente) e del Comune di Merone. Se quelli dell’Amministrazione provinciale e dell’Arpa erano pressoché scontati, nessuno si sarebbe aspettato quello del sindaco Pietro Brindisi, che fino allo scorso anno, prima di vincere le elezioni, aveva “tuonato” contro la Holcim. Si legge nella delibera che il Comune “si associa alla determinazione degli altri enti in merito alle emissioni in atmosfera” ….. e “considerato che viene incrementato il trattamento di rifiuti non pericolosi a detrazione di rifiuti pericolosi, esprime parere favorevole”. Un “parere favorevole” che non è stato mai messo all’ordine del giorno di un consiglio comunale o di un’assemblea pubblica. 

L’autorizzazione regionale consentirà alla Holcim  “l’esercizio delle inerenti operazioni (R1 e R13) di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi”. In particolare viene modificata, si legge sempre nella delibera,  a parità di quantitativo totale già autorizzato in 34.000 t/anno, i quantitativi annui delle singole categorie di rifiuti da avviare all’operazione di recupero, introducendo la nuova categoria di rifiuti non pericolosi: fanghi prodotti da trattamento delle acque” . In un anno verranno bruciati 12.000 t/anno di oli usati; 9.000 t/anno di residui peciosi e 13.000 t/anno di fanghi da depurazione.

 Verrà anche installato un nuovo silo di messa in riserva dei fanghi di 596 mc contro un precedente quantitativo di 300 mc. Nei fanghi sottoposti alle operazioni di recupero (R13, R1) sono  presenti acqua, fosforo, cromo, concentrazione di cadmio, tallio e mercurio. A seguito di queste autorizzazioni, la Holcim dovrà integrare alla Regione “l’ammontare totale della fideiussione di cui alla d.g.r. N. 3008 del 2000 fino all’importo di € 439.733,26”.

Dall’elenco delle prescrizioni, severe e dettagliate, indicate nella delibera si deduce quanto questi rifiuti siano altamente nocivi e tossici. Infatti le aree destinate allo stoccaggio dei rifiuti devono essere “contrassegnate al fine di rendere nota la pericolosità dei rifiuti” e “impermeabilizzate e realizzate in modo tale da garantire la salvaguardia delle acque di falda”. Il personale che effettuerà la gestione dei rifiuti deve essere “edotto del rischio”, “informato sulla pericolosità” e “dotato di idonee protezioni atte ad evitare il contatto diretto e l’inalazione”. “I contenitori dei rifiuti devono essere opportunamente contrassegnati con etichette o targhe riportanti la sigla di identificazione”.

“I serbatoi destinati a contenere rifiuti pericolosi devono possedere adeguati requisiti di resistenza”. I “rifiuti incompatibili”, cioè facilmente infiammabili devono essere stoccati in settori separati.

Queste sono solo alcune prescrizioni. Purtroppo, nel lungo elenco non si trova nessun cenno alle informazioni da fornire alla popolazione. Ma a quanto pare la salute dei cittadini conta sempre meno dei rifiuti da “recuperare”. Lo si evince anche dall’ultimo decreto legislativo del governo italiano (29 aprile 2005) che consente ai cementifici di incenerire senza permessi e senza nessuno studio di impatto ambientale. “In contrasto con le direttive della Comunità europea –denuncia Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente di Merone -  i cementifici in Italia  possono bruciare alcune tipologie di rifiuti (tra cui il CDR) senza alcuna autorizzazione, ma semplicemente con una comunicazione inviata alla Provincia competente”. Su indicazione del Circolo Ambiente la parlamentare europea Monica Frassoni ha presentato al Parlamento europeo un’interrogazione contro lo stravolgimento in Italia della direttiva  europea 2000/76.

Duro anche il commento di Lisa Nitti della Rete delle Donne della Brianza: “La ex Cementeria di Merone sta per essere convertita a pieno titolo e a tutti gli effetti in un inceneritore. L’ultima delibera della giunta regionale segna un passaggio cruciale nella destinazione dell'impianto. Del resto, la riduzione dei costi energetici è un aspetto critico nella produzione del cemento,  in quanto il 40% del costo di produzione è di tipo energetico. Per stare sul mercato i cementifici devono trovare combustibili meno costosi (pet, coke) o addirittura essere pagati per bruciarli”.

“Vi sono poi – conclude  Lisa Nitti - delle normative che privilegiano  eccessivamente i cementifici rispetto agli inceneritori. I cementifici utilizzano solo elettrofiltri e filtri a manica. Se si considera ciò che è richiesto, invece, agli inceneritori emerge chiaramente una differenza di trattamento ingiustificabile. La conseguenza è che sostanze altamente tossiche, bioaccumulabili e persistenti come diossine, furani, PCB e metalli, vengono immesse nell'ambiente, oppure vengono inglobate nel cemento”. 

 

Enrico Viganò

 

 

 

Intervista al Sindaco di Merone

 

Perché signor Sindaco ha dato parere favorevole al “recupero energetico” dei rifiuti nei forni della Holcim?

 “Il comune di Merone ha rilasciato solo la concessione edilizia a costruire un nuovo serbatoio per lo stoccaggio dei rifiuti.  Mentre non è compito nostro autorizzare o meno l’incenerimento dei rifiuti. Le autorizzazioni sono state date negli anni scorsi con altre delibere. Noi abbiamo preso atto favorevolmente che d’ora in poi verranno bruciate un minor quantitativo di sostanze pericolose tipo oli e peci,  e che saranno incrementati i fanghi da depurazione, meno pericolosi delle prime. Questi fanghi fino a poco tempo fa venivano utilizzati in agricoltura. Quindi si tratta  di una delibera migliorativa rispetto a quella precedente del dicembre 2000.”

Perché la popolazione non è stata informata? Perché non è stata indetto un consiglio comunale, un’assemblea pubblica?

“Perché siamo in attesa che l’Asil ci comunichi ufficialmente – e ancora non lo ha fatto - la tipologia e la destinazione  dei fanghi  residuati della depurazione. E poi verrà indetta un’assemblea”

 

Enrico Viganò

 

 

 

Riflessioni sull’incenerimento dei rifiuti

 

Non si chiama inceneritore. E’ una “brutta” parola! Ma “termovalorizzatore” E un “termovalorizzatore” che fa? “Valorizza” il “recupero energetico” dei rifiuti.

Un giorno ci diranno che dai camini della Holcim fuoriescono esalazioni benefiche, inebrianti, e salubri come le inalazioni delle Terme di Saturnia. E noi magari ci crederemo. Come finora abbiamo creduto che la Holcim non bruciasse rifiuti pericolosi. L’ultima delibera regionale ratifica definitivamente che i rifiuti “pericolosi” e “non pericolosi” potranno essere impiegati come “combustibile”. E tutto è avvenuto all’insaputa di tutti. Le decisioni sono state prese dai vertici politici senza coinvolgere o informare i diretti interessati: i cittadini dell’Erbese. I politici di Merone, sia di maggioranza che di minoranza, hanno le loro responsabilità. Sono impegnati  a rintuzzarsi quotidianamente, a scontrarsi per un nonnulla, e non trovano mai un accordo unitario quando si tratta di tutelare la salute dei propri cittadini. Anzi, a ben vedere, in certe circostanze si sintonizzano – chissà come - sulla stessa lunghezza d’onda e fanno le stesse scelte. Alla delibera 3008 del dicembre 2000 aveva dato parere favorevole l’attuale minoranza, che cinque anni fa governava il comune. Invece l’ultima delibera, cioè quella dell’aprile scorso, è stata avvallata dall’attuale maggioranza, che nel 2000 come opposizione aveva criticato l’allora amministrazione.

E’ utopia chiedere loro maggiore coerenza politica, maggiore trasparenza con la cittadinanza e un atteggiamento meno reverenziale nei confronti della Holcim?

A Bertonico, nel Lodigiano, i cittadini sono riusciti a bloccare la costruzione di una centrale termoelettrica, perché i loro politici si sono mossi in sintonia con la popolazione. E anche il loro vescovo, monsignor Giacomo Capuzzi, si è schierato dalla loro parte sostenendo che “motivi fondati di salvaguardia ambientale e di salute fisica giustificano la ferma posizione di rifiuto che il territorio coralmente sta organizzando affinché venga risparmiato l'insediamento della centrale”. Gli stessi motivi di “salute fisica e di salvaguardia ambientale” non sono giustificabili anche in un territorio densamente abitato come l’Erbese?

 

Enrico Viganò